Non sono di natura umana i resti rinvenuti dai carabinieri il 28 maggio scorso a Marcianise (Caserta) durante i sopralluoghi alla ricerca di tracce di Pasqualino Porfidia, il bambino scomparso nel nulla mentre era vicino casa il 7 maggio del 1990, all’età di 8 anni e mezzo (oggi ne avrebbe 32). Lo comunica con una nota la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che coordina l’indagine. I consulenti nominati dalla Procura hanno però escluso categoricamente (al 100%) che si possa trattare di reperti dovuti alla decomposizione di materiale umano.
“A tale conclusione sono giunti i consulenti tecnici incaricati da quest’ufficio – ha spiegato il Procuratore Corrado Lembo – i quali hanno anticipato – con nota del 13 giugno 2014 – che, in seguito agli accertamenti effettuati, si è potuto stabilire con assoluta certezza (100 per cento) che i reperti osteologici rinvenuti a Marcianise (zona via Arno) non hanno natura umana. Si ritiene opportuno rendere pubblici gli esiti dei suddetti accertamenti tecnici – ha ribadito Lembo – al fine di evitare che vengano divulgate informazioni imprecise o tendenziose”.
La scoperta di frammenti di ossa era avvenuta durante le ricerche all’interno di un muro di cinta di un’abitazione nel quartiere San Giuliano, dove il bimbo viveva e fu visto l’ultima volta, seduto su un panchina. Le indagini, comunque, proseguiranno. “Le indagini, in ogni caso, continuano – assicura la Procura di Santa Maria Capua Vetere – e proseguono senza interruzione e in ogni direzione”. Una delle piste seguite è quella della pedofilia. A chiedere di riaprire le indagini sono stati i familiari del bambino.
Caso Pasqualino Porfidia, Procura: i frammenti di ossa ritrovate non sono umane, ma le indagini continuano
17 Giu 2014
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