Continua l’instancabile opera di Michele Colella alla riscoperta delle tradizioni e del folclore marcianisano. Il giorno di Santa Matrona, i marcianisani si recavano a San Prisco, presso il luogo di culto dedicato alla Santa. Dopo aver pregato, compravano per devozione “castagnette e tammurri”. Tornati nei loro ampi cortili, accendevono un gran fuoco e intorno vi ballavano a “ritmo di tammurro”, cantando; “… e vinist’ ‘e vinticing, re’ Jennar, e vinist’ ‘e vinticing, re’ Jennar. E vinist’ ‘e vinticing, Ajtan, Ajtan…………” Sabato 24 gennaio 2009, rievocazione di questa antica tradizione presso la Chiesa di campagna di Trentola in Marcianise. Per info: Michele Colella 333 6781840
Da Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/San_Prisco):
Chiesa Arcipretale di San Prisco
Seconda la tradizione Matrona, figlia di un signore della Lusitania, la fece costruire dopo aver ritrovato il corpo di Prisco, giunto a Capua con l’apostolo Pietro nell’anno 506. Molti studiosi ritengono che sia stata costruita fra il V e l’inizio del VI secolo d.C. su un’antica area cimiteriale, come dimostra il ritrovamento di numerose iscrizioni. Nel 1587 furono compiuti consistenti diversi lavori di restauro. Nel 1604 furono fatti altri importanti interventi di restauro alla chiesa e al campanile da parte di maestranze della Torre di Caserta, Caturano, San Prisco e Santa Maria Maggiore. Altri lavori furono eseguiti nel 1616. Molto più consistenti furono i lavori di restauro iniziati il 1759 e completati verso il 1791-92; in questo lunghissimo periodo la chiesa fu quasi rifatta. Furono ricostruiti: il campanile, distante dalla chiesa, il frontespizio, pavimenti, altari, orchestra, organo, porta maggiore e tante altre cose. I lavori furono eseguiti da Antonio Tramunto di Santa Maria Maggiore e da Nicola Rubino di Capua, ma abitante in San Prisco. Il progetto e i disegni erano di Pietro Leonti, “regio ingegnere” di Napoli. Nel 1814 furono eseguiti consistenti lavori alla chiesa parrocchiale per i danni subiti dal terremoto. Negli anni compresi fra il 1833 e il 1837 il frontespizio della chiesa parrocchiale fu rifatto in stucco. La spesa per il Comune fu di 120 ducati. Dal 1876 al 1884 furono eseguiti altri accomodi alla chiesa Madre. Nuovi lavori si fecero negli anni 1889-90. Durante la seconda guerra mondiale la chiesa arcipretale subì molti danni bellici. I lavori furono fatti dal Comune ricorrendo all’impresa di Carlo Santoro nel 1951.
Cappella di Santa Matrona.
E’ un sacello funerario, sicuramente annesso alla primitiva basilica paleocristiana. Ha la pianta quadrata che reca agli angoli colonne di spoglio sulle quali sono evidenti antichi capitelli, che sorreggono quattro archi abbastanza profondi. La preziosissima decorazione musiva è considerata una delle più importanti della pittura paleocristiana dell’Italia meridionale, qui ancora legata a moduli classici. Essa si compone nella volta e su tre lunette di un ricchissimo mosaico che si dipana su uno sfondo di colore azzurro intenso con vari motivi tipicamente classici con colori dai toni freddi e lumeggiature in oro.
Santa Matrona, non Matronola
Mi scuso con i lettori per il “prolungamento” ……la, e un grazie a Salvatore per la celere correzione. Mo’,errore a parte, Vi aspetto numerosi!!!
Bravo Michele,è bello che tu faccia rivivere le nostre antiche tradizioni…bei tempi… dicevano i miei nonni, quando vengo a vedervi, mi semra di rivivere quei momenti, quando i miei nonni, vicino al camino,mi raccontavano di queste cose ed io ne rimanevo affascinata.