«Egregio dottor Falcone, quella lettera che vi è stata recapitata non è opera della mia famiglia, né è nel nostro stile tale comportamento, quindi voglia accettare la mia solidarietà per quanto le è accaduto. Evidentemente, qualcuno vuole tirarci in ballo per attirare l’attenzione su di noi e distoglierla da altri». Sarebbe questo il testo – secondo il Mattino di oggi – il contenuto di uno scritto del boss Domenico Belforte, ritenuto capo dell’omonimo clan di Marcianise, il quale dal carcere dell’Aquila – dove è detenuto al 41 bis – fa sapere che nulla c’entra con quella busta contenente cinque proiettili inesplosi e indirizzata al pm della Direzione distrettuale antimafia Raffaello Falcone che era arrivata un mese fa all’ufficio smistamento della Procura di Napoli. Belforte, parlando anche a nome del fratello Salvatore, pure detenuto al 41 bis, ha inviato il suo scritto con la «precisazione» della sua estraneità al suo legale, l’avvocato penalista Mariano Omarto, il quale, ieri, l’ha consegnata ai carabinieri di Marcianise per recapitarla al pm antimafia.
Belforte scrive al pm Falcone: “La lettera non è opera della mia famiglia”
22 Gen 2009
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