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Smaltimento di fanghi, arrestati due imprenditori in odore di camorra

Arrestati due imprenditori titolari della Sem, societa’ ecologica meridionale, impegnata nel settore smaltimento rifiuti in Campania. Si tratta di Pasquale Di Giovanni e Giuseppe Buttone, fratello di Maria, moglie del capo clan Domenico Belforte, capo zona di Marcianise, legato al clan dei Casalesi. Maria Buttone e Domenico Belforte da tempo sono rinchiusi in carcere a regime detentivo 41 bis. I due imprenditori -arrestati in base a un decreto di fermo emesso dai Pm antimafia Falcone, Ribera e Conso per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso- gestivano gli impianti di smaltimento di fanghi in tre comuni della provincia di Caserta: Orta di Atella, Cuma e Marcianise. Sono stati accusati di taglieggiare gli altri imprenditori del settore in provincia di Caserta e di imporre la propria ditta negli appalti. Sono tuttora in atto sequestri di beni e impianti da parte della guardia di finanza e dei carabinieri del Noe.
I due fermati hanno dunque collegamenti strettissimi, dicono gli inquirenti, con il clan, non solo per ragioni di parentela ma anche perche’ dichiarazioni di pentiti e vicende legate alle vittime di estorsione indicano che si sono presentati ad altri imprenditori dell’area per chiedere il ‘pizzo’ per conto del Belforte, in alcuni casi hanno commesso estorsioni in concorso con il capo clan Salvatore. Tra gli episodi contestati ai due, quello di una estorsione di 20milioni di lire (i fatti oggetto dell’inchiesta risalgono fino al 1997) versata direttamente al boss Salvatore Belforte dalla vittima dopo che Giuseppe Buttone e Pasquale Di Giovanni lo avevano portato davanti al capo clan a ridosso delle festivita’ natalizie. Le indagini hanno dimostrato che i due hanno continuato fino a oggi a chiedere soldi in cambio della protezione del clan anche a imprenditori gia’ sottoposti a estorsione. Intercettazioni ambientali ma anche dichiarazioni delle parti lese hanno formato il bagaglio di prove a suffragio della tesi accusatoria.

Segue il comunicato della Procura Distrettuale Antimafia:
“In data odierna è stato eseguito il fermo di due importanti esponenti dell’organizzazione camorristica denominata clan BELFORTE disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli:

BUTTONE Giuseppe, nato a Marcianise il 09.05.1961;
DI GIOVANNI Pasquale nato in Inghilterra il 30.09.1958.

Tale provvedimento restrittivo rappresenta un ulteriore sviluppo investigativo di una vasta inchiesta condotta dalla DDA di Napoli ed avente ad oggetto le infiltrazioni da parte delle organizzazioni camorristiche operanti nella Provincia di Caserta nel settore della gestione dei rifiuti.
Le indagini hanno consentito di dimostrare che, anche il settore della gestione dei rifiuti, in quanto particolarmente lucroso, è del tutto controllato dalla criminalità organizzata.
Deve ricordarsi che, nell’ambito del medesimo procedimento, sono state già disposte:
misure cautelari personali a carico di BELFORTE Camillo (figlio del capoclan BELFORTE Domenico) ed altri sodali del clan BELFORTE per reati concernenti la formazione di falsi certificati medici emessi a favore di esponenti dello stesso clan per consentire loro di fruire di misure cautelari meno afflitive rispetto a quella carceraria;
arresto in flagranza di due estorsori e fermo dei tre mandanti (cd operazione “Pizzo sul pizzo”) appartenenti di spicco del clan BELFORTE per fatti estorsivi posti in essere ai danni di imprenditori operanti nel settore dei rifiuti.
L’operazione eseguita in data odierna concerne il fermo di BUTTONE Giuseppe e DI GIOVANNI Pasquale.
Gli stessi sono inseriti, da molti anni, nel settore della gestione dei rifiuti, ponendosi – apparentemente – quali imprenditori di particolare successo nel ramo, assumendo una posizione monopolistica nel settore dell’intermediazione e del recupero dei rifiuti. E’ per questo che l’operazione è stata denominata “SCACCO AL RE”.
Le investigazioni – condotte con estrema professionalità ed abnegazione da personale della Guardia di Finanza di Marcianise e dai Carabinieri del NOE di Roma e di Caserta che hanno operato in perfetta sinergia operativa – hanno consentito di disvelare la vera natura del “successo” imprenditoriale dei predetti.
BUTTONE Giuseppe e DI GIOVANNI Pasquale, infatti, erano la longa manus del clan BELFORTE e, pertanto, proprio e solo in considerazione dell’appartenenza alla suddetta organizzazione camorristica.
L’attività investigativa dimostra che le organizzazioni camorristiche (e, nel caso di specie, il clan BELFORTE operante nella zona di Marcianise) controllano anche questo settore della vita imprenditoriale mediante due diverse tecniche tra loro complementari:

– da un lato, con la cointeressenza e/o il controllo di imprese operanti nel suddetto settore, di modo che tali società diventano vero e proprio braccio imprenditoriale ed economica del clan;
– dall’altro, con il “taglieggiamento” estorsivo delle aziende non collegate al clan.

Il “taglieggiamento” viene realizzato, a sua volta, in due modi:

– in primo luogo, con la classica imposizione della “tangente” estorsiva richiesta (da e per il clan) agli imprenditori allorquando essi iniziano un’attività imprenditoriale nella area controllata da una determinata organizzazione camorristica per il solo fatto di operare in quella zona;
– in secondo luogo, imponendo all’imprenditore di svolgere una determinata attività imprenditoriale formalmente congiuntamente alle imprese controllate dal clan; in questo modo le aziende “taglieggiate” finiscono per assumere ruolo di società “serventi” agli scopi imprenditoriali delle aziende direttamente e/o indirettamente gestite dal clan (si pensi all’imposizione dei lavori di trasporto rifiuti allorquando le aziende del clan risultano prive delle indispensabili “iscrizioni”) al fine di consentire a tali aziende di operare proficuamente nel settore.

I due “imprenditori” sono titolari di diverse società – tutte operanti nel settore dei rifiuti ed anche le vicende per cui è stato disposto il fermo riguardano fatti estorsivi operati ai danni di soggetti operanti nel medesimo settore. Il collegamento dei due fermati con il clan BELFORTE si è dimostrato essere strettissimo:
sono state acquisite le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che li pongono a livello centrale nell’ambito dell’organigramma del clan BELFORTE, essi si sono “presentati” agli imprenditori estorti a nome della “famiglia” BELFORTE; alcune estorsioni sono state addirittura realizzate in concorso con il capoclan BELFORTE Salvatore.
Tra gli episodi, spicca quello della tangente estorsiva pagata dall’imprenditore direttamente nelle mani di BELFORTE Salvatore. Quest’ultimo ha incassato la somma di danaro dal suddetto imprenditore che, dapprima, era stato avvicinato da BUTTONE Giuseppe e da DI GIOVANNI Pasquale e, successivamente, condotto, a ridosso delle festività natalizie, al cospetto del capoclan, presso la sua abitazione, per versargli venti milioni di lire, richiesti a titolo di estorsione. Deve essere sottolineato che le richieste estorsive trovano ragione giustificatrice nel controllo “territoriale” del clan anche nel settore della gestione dei rifiuti.
Infatti gli imprenditori operanti in quest’ambito, non appena sono in procinto di iniziare le attività di smaltimento/recupero di rifiuti, vengono contattati dagli emissari del clan (nel caso di specie del clan BELFORTE operante nella zona di Marcianise e Caserta) e costretti a corrispondere tangenti estorsive per il solo fatto di avere intrapreso un’attività in quella zona.
E’significativo, inoltre, che l’estorsione sia stata scoperta non solo in forza delle dichiarazioni delle parti lese, ma anche grazie ad una complessa e delicata attività di intercettazione ambientale.
Gli attuali risultati si pongono quali ulteriori step investigati in linea di continuità con le pregresse operazioni:

– “RE MIDA” nel corso della quale, in data 24.11.2003, vennero tratti in arresto, per estorsione aggravata dall’art. 7 della legge 203/91, nr. 7 elementi di spicco del clan dei “casalesi”, tra i quali VENOSA Luigi alias “Gigino u’ cucchier”. Lo stesso è già stato condannato, in primo grado, a 12 anni di reclusione. Sentenza confermata poi in Appello;
– “ULTIMO ATTO” che portò, in data 24.01.06, all’emissione di venti ordinanze di custodia cautelare per traffico illecito organizzato di rifiuti e disastro ambientale – anche a carico dello stesso BUTTONE Giuseppe – ed al sequestro di numerosi impianti in tutta Italia. Al dibattimento in corso è stata contestata nei confronti di BUTTONE Giuseppe e degli imputati PELLINI l’aggravante della finalità dell’agevolazione del clan BELFORTE.
PRONTO SOCCORSO” nel corso della quale vennero tratte in arresto, in data 07.05.2007, nr. 4 persone del clan BELFORTE. Nel caso di specie spiccava la figura di BELFORTE Camillo, figlio di Domenico capo indiscusso, questi, dell’omonimo clan camorristico;
– “ECOBOSS” che in data 25.02.2008 portò all’arresto, per traffico illecito di rifiuti, il capo clan MARANO Giorgio di Aversa.

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Alfonso Alberico - Marcianise

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