E’ bufera sul futuro del Polo della Qualità. Dopo le dimissioni e gli allarmanti appelli del Presidente Guglielmo Aprile, il destino del tempio della moda e della gioielleria del made in Campania sembra inesorabilmente segnato. “Il mistero del Polo della Qualità si consuma nell’indifferenza totale. Perché non si pronunciano adesso Bassolino, l’assessore Cozzolino ed il Presidente dell’Asi, Cipullo? Ci avevano garantito sulla competitività della moda a Marcianise, per raccogliere e vincere le sfide in Europa e nel mondo. Il Polo della Qualità, il simbolo dell’industria campana del lusso, naufraga miseramente per le colpe della politica della sinistra, che non ha saputo programmare gli interventi sul territorio. Fallito l’Interporto, ora tocca agli ipermercati scoprire quanto è difficile operare in una realtà in cui la mano della politica, quella di Bassolino e di De Franciscis per intenderci, è servita solo a danneggiare i commercianti del posto, la viabilità, l’ambiente ed i tanti giovani che lavorano per non più di due mesi e poi si ritrovano ad essere disoccupati. Né Marcianise né i casertani hanno beneficiato di queste strutture ed opere, presentate come il volano dello sviluppo delle produttive attività”. Ad affermarlo è il Consigliere Regionale di An, Angelo Polverino, che, con un’interrogazione a Bassolino ed all’assessore Cozzolino,vuole conoscere che cosa intendono fare per salvare il “Distretto del lusso” e quali sono state le motivazioni che hanno spinto la Regione ad erogare circa il 10% dell’investimento complessivo per una struttura privata, prossima al fallimento. “Forse Bassolino era convinto che il Polo della Qualità ed altri insediamenti nell’area industriale potessero costituire il rilancio dell’apparato produttivo della provincia? Con la sua politica ha solo contribuito a bruciare 150 milioni di euro di investimenti pubblici e privati, chiarisce l’alleanzino. Di questo ne dovrà rispondere in prima persona, con l’Asi. Le responsabilità della politica pesano come un macigno, dal momento che gli investimenti della Regione in quella zona sono stati erogati a pioggia, creando un’ occupazione fittizia e nessuna opportunità di sviluppo del territorio. Inoltre, le mega-strutture sono state realizzate per una grande speculazione edilizia. Questo verrà fuori nel giro di pochi anni. E pensare che la moda in Campania è tra gli assi portanti dell’economia, con fatturati miliardari. E’ lecito chiedersi, in questo particolare momento, che fine farà l’outlet di qualità della moda, quello che sta sorgendo di fronte al Campania. Capri Due, con un complesso di 160 mila mq. di estensione di cui 28 mila destinati ad attività commerciali, con 200 unità commerciali vedrà la luce, con le premesse che fanno pensare ad un altro insuccesso. La novità attirerà inizialmente gli oltre previsti 5 milioni di persone, poi inizieranno i veri problemi, quelli che accomunano tutti i centri commerciali del casertano. Già mi immagino i risvolti dell’apertura di quest’altra cattedrale del commercio. In giro c’è gente in lista di attesa per un posto di lavoro ed alcuni commercianti già sono in trattativa con le segreterie politiche, quelle del potere. Serve, mai come ora, una moratoria per sospendere almeno per tre anni il rilascio di nuove autorizzazioni per l’apertura di nuovi centri commerciali. Un tempo necessario per pianificare onestamente e razionalmente le attività del territorio ed avviare un compatibile sviluppo delle attività produttive. E’ l’unico modo per sconfiggere l’indecente politica del rilascio indiscriminato delle concessioni edilizie e del clientelismo. Non penso che accorti imprenditori del calibro di Gianni Carità, di Guglielmo Aprile siano così sprovveduti da dare avvio a strutture così imponenti, conoscendo in anticipo quale sarà il loro futuro. Che diano una mano per sostenere quelle esistenti. La moratoria è l’unica via d’uscita”.
Polverino: “Bassolino responsabile del fallimento del Polo della Qualità”
2 Dic 2008
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Vai Angelo sempre cosi un consiglio coinvolgere i media nazionali per mettere in luce i tanti fallimenti di Bassolino de Franciscis e l’ex sindaco Fecondo perpetrati su questo territorio.
questo lo vorrei far capire agli elettori del centro sinistra!!!!!!!!!!!!!!!!devono andare tutti a casa da de francicis a bassolino! forza polverino la campania è con te!
brancolate nel buio…….
I neofascisti sono le ultime persone al mondo in grado di dare consigli.
Meglio sbagliare che accettare consigli da loro.
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Ma chi è questo Polverino?
Di dov’è e perchè parla solo ora?
Si è sempre saputo che Bassolino preferiva spendere non investire soldi pubblici in questo territorio perchè c’era il “sindaco” e qualche “altro” personaggio che ubbidivano e che avrebbero preso in giro i tanti ragazzi marcianisani che aspettavano queste realizzazioni per un posto di lavoro.
La farsa della consegna dei currucula presso la biblioteca comunale è la prova dei fatti. Questo territorio piace perchè ha la disponibilità dell’uscita dell’autostrada.
E Polverino ora non venga a fare il moralizzatore perchè se vi fosse stato il centrodestra sarebbe successo lo stesso.
Quanto verificatosi con il Tarì, è la prova evidente di un’altra realtà costruita in questa zona solamente per la convenienza logistica e che come le altre costruite successiamente non ha dato lavoro se non a quei pochi marcianisani benvoluti dagli allora amministratori di centrodestra.
Meditate gente, meditate.
attenzione Giobbe, era la DC che comandava.
Intervengo solo per precisare che nel Polo della Qualità non sono state investite risorse pubbliche. E’ necessario precisare invece che il Polo della Qualità ha versato al Comune di Marcianise oltre sei milioni di euro per oneri concessori. Spero infine che i soci del Polo riescano a far decollare una struttura che può dare invece molto all’intero territorio provinciale.Una struttura che c’è e va al meglio utilizzata.
Daccordissimo con giobbe!
polverino è colui ke denuncia i malaffari di bassolino e di tutta la sinistra da molto tempo e nn solo ora!primma di sparare a zero informatevi!
Ma perchè non si parla di questa situazione in un dibattito pubblico. Invitiamo Velardi, Cozzolino e Bassolino a dire la loro in quanto mi sembra che siano in silenzio e non facciano commenti.
Non critichiamo sempre e solo il Polo della Qualità ed i suoi amministratori ma analizziamo anche gli altri insediamenti che sorgono sulla stessa area e che hanno ricevuto fondi pubblici. Ad esempio il tarì s.c.p.a. pare che recentemente si sia aggiudicato un contributo regionale di svariati milioni per la costruzione di un nuovo polo fieristico ed ha costituito alla fine del 2006 con la Regione Campania una fondazione mista.
Andrebbe a mio avviso costituita una commissione speciale di verifica per analizzare le effettive ricadute occupazionali di questi insediamenti realizzati nel nostro territorio.
Analisi di un fallimento
I progetti grandiosi del Polo della Qualità si sono miseramente infranti al primo impatto con la realtà. A ben considerare tale triste epilogo era facilmente prevedibile ancor prima della apertura del centro. Troppa è stata la improvvisazione e la confusione con cui è stato realizzato l’ intero progetto.
Durante la costruzione si è deciso di aumentare la volumetria del complesso senza neanche sapere con precisione quale fosse la destinazione d’ uso definitiva. Alla produzione artigianale del made in Campania è stata successivamete aggiunta la vendita al dettaglio, cercando di adattare la struttura alle diverse esigenze degli operatori. Così facendo è nato un ibrido mastodontico incapace di soddisfare appieno le esigenze di ciascun tipo di impresa. La distribuzione dei moduli è stata fatta per sorteggio, ma la dea bendata, in questa circostanza, ci vedeva abbastanza bene perché i posti di maggiore visibilità sono capitati in sorte agli operatori più famosi nei vari settori. I titolari di marchi prestigiosi sono stati usati per fare traenza sugli imprenditori più piccoli in modo che questi avessero fiducia nella iniziativa e provassero l’orgoglio di appartenere ad un unico centro di eccellenza. La campagna pubblicitaria è stata sostanzialmente costituita da roboanti promesse di clientela di rango proveniente da crociere di lusso o richiamata da eventi culturali e mondani. Tali annunci sono stati proclamati all’interno delle assemblee e mai è stata data all’esterno eco delle attività del Polo. Anche questo sembra un elemento di ulteriore illusione esercitato nei confronti degli associati. Suscita perplessità l’atteggiamento vessatorio adottato nei confronti dei soci ai quali si rivolgevano perentorie ingiunzioni ad aprire i moduli in tempi brevi, pena rilevanti sanzioni di carattere economico. E’ inquietante che tali iniziative partivano da organismi al cui interno erano presenti soci detentori di numerosi moduli e quindi ben consapevoli di essere loro per primi nella impossibilità di ottemperare a tali disposizioni. Controproducente è stata la frettolosità con cui si è voluto inaugurare il Polo, stroncando sul nascere quella iniziale affluenza di persone che è rimasta delusa dalla esiguità numerica degli esercizi aperti al pubblico.
Tutte queste contraddizioni e il pressapochismo con cui sono stati affrontati i problemi, hanno fatto perdere credibilità a tutta l’impresa. Questo è stato percepito dal sistema bancario come segno di inaffidabilità per cui è stato negato il credito agli operatori che ne facevano richiesta per stipulare i rogiti notarili o per dare inizio alle loro attività. Adesso si vuole attribuire ai soci la responsabilità del mancato decollo del centro perché i moduli non sono stati aperti. Ma è esattamente il contrario: Sono i soci ancora una volta vittime, perché compromessi nella loro credibilità , dalla appartenenza ad un progetto non affidabile.
Ma perché è successo tutto questo? Credo per la incapacità di coloro che hanno ideato , realizzato e gestito il Polo della Qualità. Dico di coloro perché non può essere di una sola persona la responsabilità di una realizzazione di questo genere. Parlo di incapacità perché nella mia indulgenza ritengo sempre le persone in buona fede e nella incapacità non c’è dolo. Peggio sarebbe se il fallimento di tutto il progetto fosse stato anche messo in conto e che l’ interesse dei “ furbetti del quartierino” fosse stato riposto solo nella costruzione e vendita dell’intero complesso.
A noi giovani non resta che la consapevolezza di aver nutrito un ‘illusione , quella di voler fare impresa creando occupazione sia per noi che per eventuali altre persone. Sarebbe stata una sfida esaltante perché lanciata in un contesto socio-economico depresso quale è quello del nostro territorio. Orfani di una classe dirigente non all’altezza delle aspettative che stessa aveva alimentato, non ci resta che andare ad ingrossare le fila di coloro che cercano lavoro.
Napoli 13-novembre 2008