Venerdì 27 giugno alle ore 19,00 nella chiesa di San Carlo di Marcianise sarà celebrata la cerimonia per la riconsegna della seicentesca pala d’altare della chiesa recentemente restaurata. Per l’occasione sarà allestito uno spazio espositivo che documenterà nel dettaglio le varie fasi di lavoro relative agli interventi di restauro dell’opera. Nel corso della manifestazione sarà inoltre distribuito il catalogo curato da Salvatore Costanzo dal titolo “La Pala di San Carlo in Marcianise. Un’opera da attribuire a Giovan Bernardino Azzolino”. Alla manifestazione interverranno l’arcivescovo di Capua, Mons. Bruno Schettino, il rettore di San Carlo, Mons. Salvatore Foglia, lo storico dell’arte, Salvatore Costanzo, il componente della commissione straordinaria del Comune di Marcianise, Francesco Tarricone, il funzionario sella Soprintendentenza Beni Culturali di Caserta e Benevento, Vincenzo Mazzarella ed il presidente del Polo della Qualità, Gugliemo Aprile. A moderare il presidente dell’assostampa di Caserta, Mimmo De Simone.
AZZOLINO Giovan Bernardino Pittore e scultore italiano (Cefalù 1572 ca. – Napoli 1645).
Di origine siciliana, è documentato a Napoli nel periodo tra il 1594 e il 1645. Fu influenzato dalla pittura di B. Corenzio e dalla quella fiorentina, come risulta evidente nelle opere lasciate nella chiesa napoletana di Gesù e Maria, tra cui gli affreschi della cappella Ambrosino (1606) e la Madonna col Bambino e i SS. Tommaso e Caterina. Influssi caravaggeschi sono da rimarcare nel Martirio di S. Apollonia realizzato attorno al 1610 per la chiesa del conservatorio delle monache di S. Giuseppe a Genova, città in cui soggiornò per un breve periodo a servizio dei Doria. Dal 1616 suocero di Ribera, fu probabilmente Accademico di S. Luca dal 1618.
Il dipinto è stilisticamente inseribile in un particolare momento artistico napoletano: il tardomanierismo, corrente nata dal manierismo tosco-romano di metà ‘500, e molto vitale nella capitale del viceregno anche dopo la rivoluzione naturalistica di Caravaggio di inizio ‘600. La tela, infatti, è dominata da toni morbidi caratterizzati dalla totale assenza di violenze luministiche, con i personaggi, disposti secondo uno schema simmetrico e armonico, idealizzati nella ricerca di un effetto religioso e devozionale molto spinto. Uno tra i maggiori pittori tardomanieristi attivi a Napoli nella prima metà del XVII secolo è il siciliano Giovanni Bernardino Azzolino, al quale è possibile attribuire il quadro aberrano, non solo per motivi legati allo stile.
L’attribuzione della tela del Rosario a questo grande artista tardomanierista, dunque, aggiunge un altro tassello di interesse alla storia artistica e culturale di Acerra, una storia affascinante che vale sempre la pena di raccontare. In ogni occasione!